Saluto romano: apologia del fascismo solo se sussiste pericolo di ricostituzione
La Cassazione ha stabilito che il saluto romano è apologia del fascismo, ma solo se sussiste un concreto pericolo di ricostituzione del partito fascista.
Il fatto: il saluto romano
Otto militanti di estrema destra sono stati condannati in appello per aver compiuto il saluto romano durante una manifestazione in memoria di tre militanti uccisi negli anni ’70.
In primo grado, erano stati assolti per mancanza di dolo, ma la Corte d’appello ha ribaltato la sentenza.
Le Sezioni unite, in data 18 gennaio 2024, hanno deciso che il saluto romano è un gesto che evoca la simbologia del fascismo. Tuttavia, hanno anche stabilito che “non è sufficiente la mera esecuzione del saluto romano per configurare il reato: è necessario che ci sia un concreto pericolo di ricostituzione del partito fascista“.
In questo caso, secondo la Cassazione, non sussiste tale pericolo, in quanto la manifestazione era di natura commemorativa e non aveva alcun carattere politico.
Il reato di apologia del fascismo: una questione complessa
In Italia, il reato di apologia del fascismo è disciplinato dalla legge Scelba del 1952, che punisce chiunque compie manifestazioni usuali del disciolto partito fascista ovvero di organizzazioni naziste.
La legge Scelba è stata oggetto di numerose interpretazioni da parte della Corte Costituzionale, che ha stabilito che il reato di apologia del fascismo non si configura in caso di semplice difesa o elogio del fascismo, ma solo quando vi sia una concreta volontà di riorganizzazione del partito fascista.
Nel 1993 la legge Mancino ha ampliato la portata della legge Scelba, punendo anche la propaganda di idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale o etnico, ovvero chi istiga a commettere o commette atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi.
Il disegno di legge Fiano del 2017, propone un’ulteriore estensione del reato di apologia del fascismo, includendo nella punibilità anche la produzione, distribuzione, diffusione o vendita di beni raffiguranti persone, immagini o simboli chiaramente riferiti al fascismo, oltre al richiamo pubblico della simbologia o gestualità fascista.
Il saluto romano
Il saluto romano è un gesto che ha una forte connotazione fascista, ed è quindi considerato apologia del fascismo. Tuttavia, la giurisprudenza non è univoca in merito alla sua punibilità.
In alcuni casi, si è considerato il saluto romano come reato, anche quando non c’era un concreto pericolo di riorganizzazione del partito fascista. Ad esempio, nel 2017, il Tribunale di Varese ha condannato un professore che ha scambiato all’uscita di scuola un saluto romano con un suo alunno.
In altri casi, al contrario, si è considerato il saluto romano non punibile, poiché non idoneo a determinare un serio e concreto pericolo di riorganizzazione del partito fascista. Ad esempio, nel 2019, il Tribunale di Milano ha assolto quattro persone imputate per l’identico gesto.
La decisione delle Sezioni unite: il reato di apologia del fascismo
La Cassazione ha confermato che il saluto romano è un gesto tipico del fascismo, sanzionato dall’articolo 5 della legge Scelba del 1952.
Tuttavia, la punibilità non è automatica, ma è necessario che il gesto sia espressione di una concreta volontà di ricostituzione del Partito fascista.
Se, invece, il saluto ha avuto solo intenti commemorativi, il comportamento rimane censurabile solo sul piano politico e morale.
Di conseguenza, la Cassazione ha annullato la sentenza di condanna.