Rapina commessa con armi: assolto per non aver commesso il fatto
Rapina con armi assolto.
Il Gip presso il Tribunale di Firenze, in sede di giudizio abbreviato, ha emesso una sentenza di assoluzione “per non aver commesso il fatto” in favore di un assistito dello studio legale AMP.
L’imputato si è rivolto ad uno degli avvocati dello studio poiché accusato di gravissimi reati. Tra questi, concorso in rapina (artt. 110 e 628 c.p.) e lesioni personali aggravate dalle armi (art. 582 e 585 c.p.).
Rischiava una pesante condanna alla reclusione da 6 a 20 anni, essendo stata commessa la presunta rapina con l’utilizzo delle armi.
Il nostro assistito era accusato:
“…del reato di cui agli artt. 110, 628 commi I e III, n. 1) e 61 n. 2), 582 e 585 C.p. per aver concorso nel reato … e andando a recuperare il motociclo … usato per commettere la rapina.”
In primo grado il Pubblico Ministero ha chiesto la condanna ad anni 5 di reclusione.
La strategia difensiva
La strategia difensiva dello studio legale AMP si è concentrata sul fatto che tra l’imputato e le altre persone coinvolte nella rapina vi era poco più che una conoscenza superficiale. Ciò, non sufficiente a provare il coinvolgimento del nostro assistito nel reato gravissimo di cui era accusato.
Difatti, la Pubblica Accusa aveva portato come elemento di prova contro il nostro cliente la sua presenza insieme agli altri accusati nel momento in cui sono stati arrestati.
Aveva inoltre evidenziato come avesse spostato materialmente lo scooter con cui era stata compiuta la presunta rapina, e come lo stesso avesse dei precedenti penali specifici.
L’avvocato dello Studio Legale AMP ha invece provato come queste prove fossero decisamente troppo deboli, per poter condannare l’imputato nostro cliente, e come egli fosse quindi assolutamente estraneo ai fatti.
Alla fine, il Gip lo ha quindi assolto con formula piena “perché il fatto non sussiste” ai sensi dell’art. 530 C.p.p., non avendo ritenuto sufficienti le prove raccolte per condannarlo “oltre ogni ragionevole dubbio”.
Nonostante ciò il Pubblico Ministero, su impulso delle persone offese dal reato, ha depositato appello contro la sentenza di assoluzione, ed il nostro assistito ha quindi rischiato nuovamente di essere condannato.
I professionisti dello Studio hanno dovuto quindi affrontare anche il processo di secondo grado. La Corte di Appello di Firenze, in seguito ha confermato pienamente la sentenza di primo grado ed il nostro cliente è stato definitivamente assolto.
Lo Studio legale AMP, grazie alla comprovata esperienza dei suoi professionisti, specializzati nella difesa tecnica dei suoi assistiti anche nell’ambito dei reati contro il patrimonio, ha ottenuto una sentenza di assoluzione in un processo lungo e complesso, dimostrando l’innocenza del suo assistito.
Se avete un problema di questo tipo potete contattarci: lo risolveremo insieme, preparando la miglior difesa possibile.
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