Rischio chimico nelle aziende di produzione: salute, sicurezza e responsabilità legale
Il rischio chimico è una problematica piuttosto rilevante nelle aziende manifatturiere, spesso legata non solo alla sicurezza dei lavoratori, ma anche alla tutela dell’ambiente e alla conformità normativa.
La mancata gestione di questo rischio espone le imprese a gravi ripercussioni, tra cui responsabilità penali e amministrative ai sensi del D.Lgs. 231/2001.
In questo articolo analizzeremo i pericoli associati al rischio chimico, le possibili contestazioni legali in caso di violazione e l’importanza dell’adozione di un modello di organizzazione, gestione e controllo per tutelare l’azienda.
Il rischio chimico nei processi produttivi in azienda: pericoli per lavoratori e ambiente
Durante molteplici fasi dei processi produttivi vengono utilizzate sostanze chimiche pericolose, come solventi, coloranti e additivi, che possono comportare danni alla salute dei lavoratori, tra cui:
- malattie respiratorie;
- dermatiti;
- allergie;
- patologie tumorali
Le sostanze chimiche possono avere anche gravi impatti ambientali.

Ad esempio possono verificarsi:
- contaminazione di suolo e acque;
- emissioni di sostanze tossiche in atmosfera;
- smaltimento di rifiuti pericolosi impropriamente.
Questi rischi, se non gestiti adeguatamente, non solo mettono in pericolo persone e ambiente, ma possono configurare responsabilità penali per l’azienda.
Contestazioni di reato in caso di violazioni
La mancata adozione di misure adeguate per la gestione del rischio chimico può comportare diverse
contestazioni legali, tra cui:
Violazioni del D.Lgs. 81/2008 (Testo unico sulla sicurezza sul lavoro)
La legge impone obblighi specifici per la tutela della salute e sicurezza, come la valutazione del rischio chimico e l’adozione di misure preventive. Le violazioni più frequenti includono:
- Mancata valutazione del rischio chimico;
- Omessa fornitura di DPI adeguati;
- Inadeguata formazione del personale esposto.
Le conseguenze possono essere piuttosto rilevanti, come sanzioni penali e amministrative, per il datore di lavoro, soprattutto in caso di infortuni o malattie professionali riconducibili al rischio chimico.
Reati ambientali ex D.Lgs. 152/2006 e Codice Penale
La gestione scorretta di sostanze chimiche può integrare diverse fattispecie di reato, tra cui:
- Inquinamento ambientale (art. 452-bis c.p.): rilascio di sostanze tossiche che contaminano acqua, aria o suolo;
- Gestione illecita di rifiuti (art. 256 D.Lgs. 152/2006): smaltimento non conforme di residui chimici;
- Disastro ambientale (art. 452 quater c.p.): conseguenze gravi e irreversibili sull’ecosistema.
Inquinamento ambientale (art. 452-bis c.p.)
L’articolo 452-bis del Codice Penale disciplina il reato di inquinamento ambientale, introdotto con la Legge n. 68/2015 (cosiddetta legge sugli “Ecoreati”).
Il reato si configura quando si cagiona una compromissione o un deterioramento significativi e misurabili:
- delle acque (superficiali o sotterranee);
- dell’aria;
- di porzioni estese o significative del suolo, del sottosuolo o di un ecosistema.
È necessario che il danno sia rilevante, persistente e misurabile, non basta un danno ambientale generico o momentaneo ed è richiesto almeno il dolo generico, ovvero la consapevolezza di cagionare la compromissione o deterioramento.
Le pene sono aggravate se il reato è commesso in aree protette o in danno di specie tutelate.

Un esempio pratico di rischio chimico in azienda
Un’azienda che rilascia sostanze chimiche in un corso d’acqua senza rispettare i parametri di legge, provocando un significativo danno alla qualità delle acque, potrebbe essere accusata di inquinamento ambientale.
Gestione illecita di rifiuti (art. 256 D.Lgs. 152/2006)
Disciplinato dal Testo Unico Ambientale (D.Lgs. 152/2006), si configura in diverse situazioni di gestione non conforme di rifiuti, tra cui:
- Raccolta, trasporto, recupero, smaltimento, commercio e intermediazione di rifiuti in mancanza delle necessarie autorizzazioni;
- creazione o gestione di discariche abusive.
- miscelazione illecita di rifiuti pericolosi con altri materiali.
Deve esservi una non conformità alle disposizioni autorizzative o mancata adozione delle misure richieste per la gestione dei rifiuti ed è sufficiente il dolo generico, ma in alcuni casi può bastare anche la colpa (es. negligenza o inosservanza delle norme).
Le sanzioni variano in base alla gravità del fatto e al tipo di rifiuti gestiti (pericolosi o non pericolosi).
Un esempio pratico di rischio chimico in azienda
Un’azienda che smaltisce solventi tossici come rifiuti ordinari, senza rispettare le procedure per i rifiuti
pericolosi, può essere accusata di gestione illecita di rifiuti.
Disastro ambientale (art. 452-quater c.p.)
Il disastro ambientale è previsto dall’articolo 452-quater del Codice Penale e si configura come aggravante del reato di inquinamento ambientale, quando il danno raggiunge una gravità eccezionale, tale da compromettere:
- L’equilibrio di un ecosistema;
- la salute pubblica o la sicurezza collettiva;
- grandi porzioni di suolo, acque o aria.
Elementi distintivi rispetto all’inquinamento ambientale sono la gravità (il danno deve essere talmente esteso o irreversibile da comportare un’alterazione duratura dell’ambiente) e la persistenza (gli effetti devono essere di lunga durata o difficilmente rimediabili).

Un esempio pratico di rischio chimico in azienda
Il rilascio massiccio di una sostanza altamente tossica in un lago, che compromette l’intero ecosistema acquatico e rende l’acqua inutilizzabile per decenni, potrebbe integrare il reato di disastro ambientale.
Responsabilità amministrativa ex D.Lgs. 231/2001
In caso di reati ambientali o violazioni della sicurezza sul lavoro, l’azienda può essere ritenuta responsabile per i reati commessi da dirigenti o dipendenti nell’interesse o a vantaggio dell’ente. Le conseguenze possono includere Sanzioni pecuniarie elevate ed Interdizioni operative, come la sospensione delle attività produttive.
Il ruolo del modello 231 nella gestione del rischio chimico
L’adozione di un modello di organizzazione, gestione e controllo (MOG) ai sensi del D.Lgs. 231/2001 rappresenta uno strumento efficace per prevenire violazioni normative e tutelare l’azienda.
Prevenzione dei reati in azienda tramite protocolli specifici
Un modello 231 ben implementato consente di identificare i rischi specifici legati al rischio chimico e di adottare protocolli operativi per la loro gestione, come:
- Procedure per lo smaltimento dei rifiuti chimici in conformità alle norme.
- Piani di formazione continua per il personale esposto a sostanze pericolose.
- Sistemi di controllo per monitorare l’uso e lo stoccaggio delle sostanze chimiche.
Esempio pratico di applicazione
Un’azienda del settore tessile che utilizza tinture contenenti metalli pesanti potrebbe adottare il modello
231 per: - Identificare i punti critici: analizzare le fasi di lavorazione a rischio, come la tintura e lo smaltimento delle
acque reflue. - Implementare misure correttive: installare impianti di trattamento delle emissioni e ridurre l’uso di
sostanze pericolose sostituendole con alternative ecologiche. - Monitorare la conformità: condurre verifiche periodiche sulle procedure di sicurezza e sul rispetto delle
normative ambientali.
Esimente di responsabilità per l’azienda
In caso di contestazione di reati, l’adozione e l’efficace attuazione di un modello 231 possono costituire una causa esimente di responsabilità per l’azienda, dimostrando l’adozione di tutte le misure necessarie per prevenire i reati.
Un approccio integrato per la gestione del rischio chimico in azienda
Affrontare il rischio chimico non è solo un obbligo normativo, ma una necessità per garantire la sicurezza dei lavoratori, tutelare l’ambiente e proteggere l’azienda da pesanti conseguenze legali.
L’adozione di un modello 231, combinata con misure di prevenzione e formazione continua, rappresenta un investimento strategico per un futuro sostenibile e conforme alle normative.
Le imprese che scelgono di adottare questi strumenti non solo riducono i rischi, ma si posizionano come realtà affidabili e responsabili, capaci di trasformare una criticità in un vantaggio competitivo.

Affidati allo Studio Legale AMP per la gestione del rischio chimico e la conformità normativa
La gestione del rischio chimico e la conformità alle normative sulla sicurezza sul lavoro e ambientali richiedono competenze specialistiche e un approccio integrato. Studio Legale AMP è altamente specializzato nell’assistere aziende di produzione su queste tematiche, offrendo supporto legale mirato nella prevenzione e gestione dei rischi, nell’adozione di modelli organizzativi ex D.Lgs. 231/2001 e nella difesa in caso di contestazioni legali.
Grazie alla nostra esperienza, aiutiamo le imprese a trasformare gli obblighi normativi in opportunità di crescita e innovazione, tutelando al tempo stesso la salute dei lavoratori, l’ambiente e il patrimonio aziendale.
Per una consulenza personalizzata o per approfondire come possiamo supportare la tua azienda, contattaci: saremo lieti di mettere la nostra competenza al tuo servizio.